Una personale interpretazione del celebre modello Tertis, che prende il nome da uno dei più grandi violisti di tutti i tempi: Lionel Tertis.
J.S. Bach - dalla suite n 3 per violoncello - bourrèe
Violista: Simonide Braconi
Max Reger - dalla suite n. 1 per viola
Violista: Simonide Braconi
Questa è una personale interpretazione del celebre modello Tertis, che prende il nome da uno dei più grandi violisti di tutti i tempi: Lionel Tertis il quale, ispiratosi alla formosità della sua viola Montagnana e, a seguito di una appassionata ricerca portata avanti negli anni, osservando, suonando, confrontando i migliori strumenti in circolazione, decise di progettare un personale modello di viola.
Questo strumento sarebbe divenuto sintesi di tutte le qualità dei più importanti strumenti antichi. L'intento primario di Tertis fu quello di trovare un sistema per incrementare la potenza e la qualità del suono anche su strumenti di piccole dimensioni (Da sempre un tallone d'achille per le viole che, per la miglior resa acustica necessiterebbero di dimensioni tali da renderne difficile l'utilizzo: pensiamo alle viole tenore).
Il modello pensato da Tertis, e realizzato dal liutaio Arthur Richardson, aveva una cassa di 42,5 cm. Si sta parlando quindi di una misura piuttosto comune e facilmente gestibile . Segno distintivo di questo strumento è la larghezza nella zona delle C e, soprattutto, nella parte inferiore della cassa.
Grazie all'ampliamento di queste zone questi strumenti possono godere di un volume d'aria maggiore, riuscendo in tal modo a generare una potenza di suono notevole. Questo modello però ebbe un successo tale che diversi liutai (tra cui ad esempio Marino Capicchioni) decisero di "riportarne" le caratteristiche anche su strumenti di dimensioni inferiori o, addirittura, sui violini.
Il modello che propongo ha una lunghezza di cassa di 41 cm. Presenta delle linee più aggraziate rispetto alla versione originale, mantenendo comunque una larghezza considerevole, soprattutto nella parte inferiore. Ne risulta un suono limpido e potente, senza però sacrificare la comodità dello strumento.
I legni utilizzati (abete rosso della Val di Fiemme per la tavola e acero dei Balcani per fondo, fasce e manico) sono di alta qualità e, rigorosamente, stagionati al naturale per almeno 10 anni.
In questo strumento ho adottato la tecnica di verniciatura ad olio. Le resine ed i coloranti contenuti sono tutti di origine naturale.